Firenze, maggio 2010. Sono contenta perché capisco tutto. Beh, in realtà capisco solo le parole perché non so bene che cosa mi stanno raccontando questi due attori.
Carmen concentrati: il pozzo del patio fa finta di essere il bar di una stazione ferroviera dove un uomo che ha perso il treno sta chiacchierando con uno sconosciuto. La conversazione sembra banale ma sono sicura che non lo è. Perché i personaggi sono truccati e vestiti come pagliacci? Cosa significa l’altalena sul pozzo? Devo concentrarme di più ma… è bello…
Sì, la notte fiorentina era serena e bellissima, con l’ombra del dondolare dell’altalena riflessa sul muro del palazzo del Bargello e, come dice E. M. Foster:
“Then the pernicious charm of Italy worked on her, and, instead of acquiring information, she began to be happy”… (“A Room With a View”)
E allora, tutto d’un colpo, ho capito tutta la tristezza, la sagezza e la poesia de “L’uomo dal fiore in bocca”.
Il teatro de Pirandello una volta in più (e questa alla fine in italiano!) aveva fatto la sua magia e mi aveva commosso.

